Cos’è l’impronta di carbonio digitale?
Siamo abituati a percepire la tecnologia come un’alleata nel costante miglioramento delle condizioni di vita, artefice di quell’avanzamento dell’umanità riassumibile con il termine “progresso”. Dall’inizio della rivoluzione industriale in poi la tecnologia è stata la responsabile di buona parte della nostra impronta ambientale, pur restando un irrinunciabile strumento nel campo della lotta contro i cambiamenti climatici.
Dopo l’epidemia da Covid-19, secondo il World Global Index, il tempo totale trascorso sui dispositivi digitali è aumentato in modo esponenziale arrivando per un “utente tipo” a quasi a 7 ore al giorno sui vari dispositivi. Dato questo in crescita e confermato da uno studio tedesco che stima che entro la fine del 2023 il numero di utenti di Internet, arriverà a circa 5,4 miliardi. Ciò significa un aumento di consumatori online di quasi 2,9 miliardi in dieci anni.
Se si considera che ogni ricerca, ogni video in streaming, ogni tipo di cloud computing e ogni gioco on-line eseguito miliardi di volte, produce un fabbisogno di energia enorme e di conseguenza di emissioni di CO₂ che vengono classificate con il concetto di «impronta di carbonio digitale» (Digital Carbon Footprint).
La digitalizzazione mondiale
Il comparto digitale, secondo la stima degli esperti, produrrebbe il 4% dell’anidride carbonica planetaria, un numero importante se paragonato al 2% di quello generato dall’intero traffico aereo. Il costante progresso tecnologico, l’aumento dell’efficienza, le mutate abitudini di consumo rendono difficile stimare esattamente la quantità di emissioni di CO₂ globali che sono generate e che sfuggono alla percezione della maggior parte delle persone. ll consumo energetico dell’IT è imputabile principalmente a quelle grandi strutture tecnologiche note come data center in cui si trovano i componenti hardware del nostro mondo digitale come server, storage e apparecchiature di rete. Sono dislocati ovunque nel mondo e spesso vengono alimenti con fonti fossili, il che spiega in ultima analisi la notevole impronta di carbonio di Internet. A livello individuale è possibile invece stimare quanto i nostri comportamenti siano impattanti sull’ambiente e capire come poter ridurre la nostra produzione di CO₂ con semplici strumenti. A questo scopo l’Agenzia CasaClima ha messo a punto uno strumento semplice, veloce e intuitivo per elaborare un bilancio personale: il calcolatore di CO2 visitabile sul sito dell’Agenzia.
La nostra impronta personale
È tempo di iniziare di pensare ad un utilizzo di internet più sobrio, più accorto, come ad esempio considerare di non cambiare smartphone e televisore così frequentemente. Secondo gli esperti un grande impatto ambientale si verifica proprio nelle fasi di fabbricazione dei diversi dispositivi e non solo durante il loro funzionamento.
Alcuni suggerimenti per ridurre la nostra impronta personale:
- se possibile, meglio inviare un link piuttosto che un’e-mail con un allegato da un megabyte, che equivarrebbe a tenere accesa una lampadina da 60W per mezz’ora.
Attenzione anche al numero delle riproduzioni in streaming e preferire il meno energivoro download dei file; - abituarsi ad ascoltare canzoni senza guardare i video in streaming oppure utilizzare per la visione una risoluzione più bassa;
- smaltire correttamente i vecchi dispositivi; svuotare regolarmente la casella di posta elettronica per ridurre la memoria dati e salvare i dati localmente.
Considerata l’importanza di questo tema è necessario cominciare a pensare all’utilizzo della tecnologia con un approccio diverso, più consapevole, semplici cambiamenti nella quotidianità possono fare la differenza.
CC/co