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Abitare

La data di scadenza non equivale al termine minimo di conservazione

27.10.2022

Uno dei motivi dello spreco di cibo è l’errata interpretazione del termine minimo di conservazione. Spesso viene equiparata alla data di scadenza, che indica la fine del periodo di conservazione di un alimento. Il consumatore presume erroneamente che il prodotto non sia più commestibile e debba quindi essere gettato via.

Il termine minimo di conservazione è la data di utilizzo raccomandata dal produttore. che viene riportato in etichetta con la seguente dicitura: “da consumarsi preferibilmente entro il…”, oppure “da consumarsi preferibilmente entro fine…”. A queste frasi, è seguita generalmente la data che riporta il giorno, il mese e l’anno. Indica fino a quando un alimento può essere consumato in uno stato chiuso e con una corretta conservazione (in particolare la temperatura di conservazione) senza alcuna perdita significativa di gusto e qualità e senza alcun rischio per la salute. Tuttavia, di norma, gli alimenti possono essere consumati senza esitazione anche dopo la data indicata, e spesso anche molto più a lungo se conservati in modo ottimale.
Importante: gli alimenti possono essere rivenduti dopo la data di scadenza, ma dopo la data di scadenza non è più il produttore ma il rivenditore ad essere responsabile della sicurezza e della qualità degli alimenti. È pratica comune in molti negozi offrire a prezzo ridotto gli alimenti che stanno per scadere.

Alcuni gruppi di alimenti non devono riportare il termine minimo di conservazione:

  • frutta e verdura fresca e non trasformata
  • bevande alcoliche con un contenuto alcolico pari o superiore al 10 per cento del volume, prodotti da forno che vengono normalmente consumati entro 24 ore
  • aceto
  • sale
  • zucchero
  • gomme da masticare e dolciumi costituiti quasi esclusivamente da zucchero e aromi e/o coloranti

La data di scadenza è necessaria per gli alimenti particolarmente deperibili, come la carne macinata o il pesce fresco. Questi prodotti possono rappresentare un rischio per la salute dopo la data di scadenza, che indica l’ultimo giorno in cui possono essere venduti e consumati; possibilmente anche prima, per non perdere le qualità organolettiche dell’alimento.

Le indicazioni di conservazione invece, si riferisce alla durata consigliata di conservazione dopo l’apertura della confezione. In alcuni casi, le condizioni di conservazione e il periodo di consumo devono essere indicati anche per i prodotti alimentari aperti, come i succhi di frutta o il latte confezionati, ad esempio con informazioni quali “consumare entro due giorni dall’apertura” o “può essere conservato in frigorifero per tre giorni dall’apertura”. Questa etichettatura si trova spesso anche sui prodotti cosmetici.

CC/cg

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