Natura incontaminata a perdita d’occhio, verdi pascoli alpini, imponenti cime montuose – e impianti fotovoltaici proprio al centro di tutto questo.
Mentre in Alto Adige questi impianti a terra non sono consentiti per motivi di tutela del paesaggio, in Svizzera sono già una realtà. Gli impianti fotovoltaici in montagna hanno suscitato un vero e proprio clamore. Il motivo è un programma di finanziamento governativo adottato nel 2022. Questo programma prevede un generoso sostegno agli impianti fotovoltaici su larga scala nelle Alpi. L’obiettivo è che la Svizzera produca più elettricità in inverno, riducendo così la sua dipendenza da altri Paesi.
Ma ha senso costruire questi impianti nelle condizioni più sfavorevoli?
Fino a quattro volte più elettricità
L’impianto fotovoltaico alpino di prova nella stazione sciistica di Davos-Parsenn, in Svizzera, a un’altitudine di circa 2.500 metri, dimostra che l’energia solare dalle montagne ha un grande potenziale. Lo scorso autunno, l’Università di Scienze Applicate di Zurigo (ZHAW) ha pubblicato i dati del sistema di prova: secondo questi, gli impianti solari alpini possono produrre fino a quattro volte più elettricità nei mesi invernali rispetto agli impianti sull’Altopiano svizzero.
Le ragioni principali sono due: In primo luogo, le regioni più basse sono spesso coperte da una fitta nebbia durante i mesi invernali. In montagna, invece, il sole è ininterrotto. I pannelli solari possono sfruttare appieno la radiazione solare. D’altra parte, la neve riflette la luce solare incidente. I moduli solari che possono generare elettricità sia dalla parte anteriore che da quella posteriore, i cosiddetti “pannelli solari bifacciali”, sono illuminati anche dal basso. In questo modo la radiazione solare può essere catturata direttamente e indirettamente. Il cosiddetto “effetto albedo”, cioè la riflessione dei raggi solari, ha un effetto particolarmente forte alle altitudini alpine.
La sfida della neve
Tuttavia, i pannelli solari devono essere installati con un’angolazione più ripida rispetto al terreno pianeggiante. Nelle Alpi, i ricercatori raccomandano un’inclinazione compresa tra 60 e 90 gradi. Ciò significa che gran parte della neve scivola via automaticamente e non rimane sui pannelli solari. Le misurazioni effettuate presso l’impianto di prova nella stazione sciistica di Davos-Parsenn hanno dimostrato che con i moduli fotovoltaici bifacciali in pendenza le perdite dovute alla copertura nevosa sono minime o addirittura trascurabili.
Ma che dire di eventi meteorologici estremi, come forti raffiche di vento o valanghe? Secondo gli scienziati dell’Università di Scienze Applicate di Zurigo (ZHAW), il tempo sulle Alpi è imprevedibile, nonostante la grande quantità di dati disponibili. Non è possibile calcolare nel dettaglio quanto nevicherà o come soffierà esattamente il vento. Secondo gli esperti, l’impalcatura deve resistere a velocità di vento fino a 200 km/h. Anche l’allacciamento elettrico e la logistica di costruzione sono molto più complessi.
Interferenza con la natura
Anche il luogo in cui vengono costruiti questi impianti fotovoltaici è una questione aperta e controversa. Gli impianti a terra incontrano spesso la resistenza degli ambientalisti e dei residenti locali. Questo perché gli impianti di grandi dimensioni garantiscono un’ulteriore ostruzione della natura in montagna. A ciò si aggiungono gli interventi necessari per la costruzione vera e propria. Si tratta, ad esempio, di strade per l’installazione o la manutenzione degli impianti fotovoltaici.
In Svizzera, ad esempio, la maggior parte dei progetti di impianti fotovoltaici su larga scala richiede il consenso della popolazione. Il Cantone del Vallese, ad esempio, ha rifiutato una procedura accelerata per la costruzione di grandi impianti solari nelle Alpi.
Il potenziale degli impianti fotovoltaici integrati negli edifici e nelle infrastrutture dovrebbe essere sempre sfruttato prima di installare impianti a terra nel paesaggio.
Secondo Patrick Scherhaufer dell’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna, è più probabile che i vicini accettino questi impianti fotovoltaici su larga scala se vengono installati in luoghi in cui il paesaggio è già stato alterato dall’energia eolica o da altre infrastrutture. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di una stazione sciistica con impianti di risalita e bacini idrici.